REAL TIME REAL SOUND - QUELLO CHE ASCOLTO MINUTO PER MINUTO-

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mercoledì 27 giugno 2007

paradigma

Gli occhi a terra e vedo un fiume di anime pietrificate negli angoli di questa saetta o stella di Davide decostruita, sono come delle impronte fossili al suolo. Alzo gli occhi e vedo zinco argentato e luccicante, è come una pelle lacerata da una catastrofe atomica.



Da dove entro? Non ci sono porte!


Dall'edificio antico adiacente, con una porta scorrevole che mi obbliga a spostarmi in maniera anomala... entro... c'è tanta luce filtrata dal vetro. Una scala mi ingoia mi porta sottoterra... luce fredda piatta al neon e con sorpresa capisco di trovarmi nella saetta. Ci sono tre strade, lo spazio è distorto il pavimento è in pendenza, uno spigolo acuminato mi obbliga a scegliere.

Uno dei percorsi taglia gli altri due, c'è una parete nera alla mia destra, il mio sguardo prosegue dritto verso il fondo dove c'è una porta metallica sghemba. La porta è pesante da aprire, si richiude dietro di me come una molla, lascia una eco di metallo che mi risuona nelle orecchie, è come i suoni deformati di quando si è prossimi a perdere i sensi. Sono dentro è altissimo deformato e buio, l'istinto mi obbliga a guardare in alto perchè da lì, da una strettissima feritoia, arriva un po di luce livida che non riesce a toccare terra. Dall'esterno arrivano voci di bambini, che penso si rincorrono, sono gioiose, le sento, ma non vedo, sono isolato dal mondo esterno. Guardo sempre verso l'alto. Ho un senso di angoscia e disperazione crescente, entrano altre persone ed osservo il loro disagio quando la porta si richiude alle loro spalle con lo stesso tonfo che ha accompagnato il mio ingresso. Sono nella torre dell'olocausto e... sento dentro di me la potenza dell'isolamento dalla realtà esterna... dove sono? ...dove mi hanno portato?.... chi sono queste ombre che condividono questa desolazione?

Apro la porta ed esco fuori, cala il senso di disagio, il pavimento è in pendenza e mi sembra anche un po ruotato sul suo asse, torno indietro, giro nuovamente a destra e seguo una via che mi porta verso la luce ed il sole.


Mi trovo in un giardino sottoposto al terreno circostante. Ci sono 49 pilastri altissimi ed inclinati, con degli ulivi dentro, formano una scacchiera, il disagio non cessa. Il pavimento è in pendenza e mi dà un senso di nausea, mi sento schiacciato verso il muro alla mia sinistra, mi appoggio ad esso... i pilastri altissimi fanno intravedere spicchi di cielo, i muri bassi che definiscono il percorso intorno ad essi sono in contropendenza rispetto al piano. Anche qui faccio fatica a stare, provo a sedermi su uno di questi muretti ma scivolo verso il basso, inesorabilmente, perche anche il suo ripiano è inclinato e non si riesce a stare seduto. Nulla è al suo posto. Sono nel giardino dell'esilio e... sento sul mio corpo la forza che ti attira verso il punto da cui sei arrivato.



Sono dentro nuovamente, avevo notato che sulla mia sinistra c'è una scala ripida, la percorro, sulla mia testa incombono minacciose delle travi immobilizzate in una fase di crollo





Avevo tre chance. La prima: la strada senza uscita dell'olocausto mi aveva portato in una torre buia alta 2o metri, questa via trancia drammaticamente le altre. La seconda la via dell'esilio mi aveva portato nel giardino E.T.A. Kauffman, dove ho trovato i 49 pilastri che rappresentano la fondazione di Israele. La terza: la via della storia, si srotola come una spirale della vita con una moltitudine di oggetti, libri, fotografie, ricordi, e vicissitudini. Sono nella via della continuità e ... provo un senso di speranza la vita va avanti sempre e comunque.








"VOIDED VOID"

Il volume pieno della torre dell'olocausto ha un corrispettivo fatto di vuoti lungo lo zig zag del museo. Una linea retta interseca lo zigzag e determina sei vuoti, spesso non praticabili, che interrompono l'articolazione del percorso. Sono i vuoti della storia, sono i vuoti dell'assenza di Dio, è il vuoto delle vite assassinate, "Voided void", "Vuoto del vuoto".


In uno di questi "voids" ho vissuto una esperienza molto forte: il piano è tutto ricoperto di facce di acciaio ossidato simili ad uno smile disperato. Ho camminato sopra di esse ed è come camminare su migliaia di cadaveri, il rumore che ne nasce, che risuona nell'alto volume vuoto, è simile a quello di ossa rotte. Sotto di me ho visto facce di tutti i tipi e tutte le grandezze alcuni per me sono visi di adulti, altri di bambini ... Io... ho giocato come quando ero un bambino .... ho calpestato ed ho ascoltato i suoni, ma dentro di me una forte tristezza ,... ho raggiunto l'angolo più recondito e buio di questo trapezio deforme, perchè quelli capitati negli anfratti più isolati mi chiedevano di essere visti e visitati da una anima viva. "Non dimeticarmi" ... mi hanno detto "qualcuno mi ha fatto tutto questo".



Ventiquattrogiugnoduemilasette Judisches Museum


mercoledì 20 giugno 2007

38°


martedi19giugnoore18
38°
...mezza stagione cercasi...
It's a hot dayAnd I'm dressed lightlyI move carefullyThrough the crowd

martedì 19 giugno 2007

anche se non ti conosco

gli angoli della mia bocca pesantemente piegati verso il basso

perchè ho un tempo, delle scadenze .... lascerò le cose in sospeso durante l'estate. Vivrò normalmente lanciando dei segnali, qualcosa non sopravviverà alla fine dell'anno. E' un programma stupido.
perchè c'è troppa roba, troppi libri da leggere, troppa musica. Troppo, che non riesce a condensarsi in un gusto, un amore definito. Libri che non leggo, musica che non ascolto, contatti umani che non curo. Troppe cose che mi costano energia. Troppi rapporti all'insegna di un impegno ciarliero, ma nessuna crescita o contributo per me stesso.


perchè non vado da nessuna parte

perchè ho tenuto nel limbo impegni ed obblighi che poi ho concluso rapidamente nel giro di pochi giorni. Il pensiero di dover assolvere questi impegni mi ha angosciato per mesi, ma non avevo la forza e concentrazione necessari per portarli a termine. Ora che li ho completati mi sento svuotato e pentito di non averlo fatto prima. Gli impegni chiusi hanno lasciato il posto ad altri. perchè cadono alcune certezze e stimoli. Cose che sembravano importanti cominciano a perdere forza si svuotano di senso. Nei limiti degli altri vedo lo spettro del mio fallimento. Sento persone che dicono: sto seguendo un " percorso" e penso che io odio questa espressione, poi non mi pare siano andati tanto in là.

perchè siamo in tanti .... tutti dentro di me... ma vi smaschererò e restaranno solo quelli che sopravviveranno all'abbandono delle mie certezze

perchè forse ieri ti ho visto morire, tra la folla della spiaggia. Non riesco a dimenticare le tue braccia inanimate, il pallore delle tue estremità, l'agitazione, l'acqua che ti scuoteva... l'assurdità della normalità quando ti hanno portato via ... di nuovo racchettoni e palle che volavono, risate e secchielli di sabbia, una ondata potente, come il fiotto di sangue che ha invaso la tua mente, ha spazzato via tutto, esorcizzando tutte le nostre paure ... spero che ce l'hai fatta... di cuore..


Sembra tutto inutile viene voglia di arrendermi ... ma questo mi fa ancora più paura




sabato 16 giugno 2007

vimini mirto e belle signore

Mi piace chi mette cura in quello che fa! In via dell'Emporio , la toponomastica è un ricordo dimenticato del ruolo di emporium marittimo dell'antica Puteoli, c'è un bellissimo banco di frutta.

I prodotti, di ottima qualità, sono "acconciati" in belle ceste di vimini intrecciato a fasce larghe. Queste, spesso, sono arricchite da bei rami di mirto che formano una sorta di corona accanto ad ognuna di esse. L'emporium era il grande quartiere commerciale di Puteoli, oggi ne resta visibile solo il Macellum, "Tempio di Serapide" (monumento simbolo della città odierna). Questo vicus ospitava le stazioni commerciali di Tirii, Greci, Alessandrini, Siri etc. etc.. A Puteoli aveva sede la flotta annonaria romana, quindi, era in questo porto che arrivavano gli approviggionamenti di gran parte dei prodotti che dalla Sicilia, dall'Asia minore e addirittura Cina ed India, arrivavano alla capitale. Fu un liberto puteolano il primo occidentale ad arrivare a Celyon.

Oggi, semplicemente, passano i tedeschi che si imabarcano per Ischia

Il mio "verdummaro" di fiducia previdente e memore di tutto quanto detto sopra, o forse più attento all'intenso traffico turistico stagionale, ha una tenda che riporta l'effige in più lingue.

  • -Half foot: dimmi cosa ti serve
  • -S.: allora... mi dai 1chilo di pesche noci, un chilo di pesche gialle.... uno di albicocche
  • - Demi pied: vuoi le pesche gialle o le percoche
  • -S. : mummble mumble .... meglio le percoche ... anche perchè le vedo più acerbe a me non piace la frutta molto matura
  • -Halber foob: ti serve un po di verdura?
  • -S.: si ..... mi dai un mezzo chilo di zucchine, un paio di peperrrrrr.....

Halffoot.Demipied.Halberfoob si volta di scatto verso sudovest [credo]

  • Miez' per': salve bellissima signora cosa vi serve?
  • la signora: ciao caro Salvatore....
  • S.: \cazzo in tanto tempo non sapevo manco come cazzo si chiamasse st'imbecille\
  • la signora: per stasera mi servono assolutamente dei pomodori di Sorrento e della rugola...
  • S.:\ cazzo ma c'ero prima io\
  • S.: \cazzo cazzo ma che stronzo\

Che faccio? Ruoto su me stesso con la massima eleganza di cui sono capace ... per renderci conto Oriella Dorella e non Raffaella Carrà.... e lascio la mia spesa tra il mirto e le insalate? Oppure.... ruoto su me stesso dandomi lo slancio col pedino... due o tre giri su me stesso e, come 'd'incanto, mi compare una mantellina blu e rossa, finalmente - wonder woman -, furente, con quelle paroline che mi girano per la testa [..salve bellissima signora..] mi teletrasporto all' Auchan con i miei wonder poteri.

martedì 12 giugno 2007

a safe place






sei al 17°piano .. lo so ... anche oggi non ti ho cercato















... andare a casa ... subito...















... casa ... subito...

































... casa...




... in a safe place ...