REAL TIME REAL SOUND - QUELLO CHE ASCOLTO MINUTO PER MINUTO-

on flickr

sergionflickr. Get yours at bighugelabs.com/flickr

mercoledì 20 febbraio 2008

safe in these arms

Diciassettesimo piano, le veneziane abbassate, due lati di una scrivania inesorabilmente paralleli.

Ognuno sta dal suo lato. Guardo il confine contenuto tra il polsino della sua camicia ed il cinturino dell'orologio, seguo la direzione dei peli che da quel punto continuano, diradandosi, verso il dorso della mano. Le nocche delle dita si appoggiano alla guancia rasata reggendo la cornetta del telefono, dissocio il suono delle parole dai movimenti delle labbra e mi risveglio al suono di una risata. La sua mano è forte, lo ricordo ancora, ha una stretta dolorosa anche quando gioca. In passato sono stato spettatore silente di tante telefonate. Oggi sto seduto alla sua scrivania e non se ne preoccupa, pochi giorni fa ho parlato con sua moglie e non se ne preoccupa.

[...]
Here in these arms Our history began
[...]
Era un sera primaverile, nella sua macchina, mi teneva abbracciato cingendomi da dietro dalle spalle fino al torace, per la prima volta la sua mano si infilo tra la pelle della cintura e la pelle della mia pancia
[...]
Before there was you There was thirst in my heart
[...]
Quando accarezzai le sue gambe, partendo dal polpaccio, ero cosciente che erano le sue e non quelle di chiunque altro
[...]
Safe in these arms,That's where I want to be Safe from the harm, in these arms That's where I want to be
[...]
...Chissà se conosce questa canzone...
Siamo su due lati paralleli della scrivania, lati che non prevedono punti di tangenza, obbligati dalle leggi della geometria a non potersi incontrare.

mercoledì 6 febbraio 2008

to build a home


Stamattina risuonavano la mia voce ed i miei rumori. Sono il suo unico abitante, ma da quando poche ore fa sono uscito, borsa a tracolla, la casa è rimasta sola a godersi il mattino. Il sole si è levato sopra gli edifici vicino e ora filtra attraverso le finestre, dipingendo le pareti interne di un giallo cremoso. Al ritmo di un valzer silenzioso, i granelli di polvere danzano nei raggi di luce.



Nelle stanze, proveniente da qualche isolato di distanza, si percepisce il mormorio del traffico in accellerazione.


Di tanto in tanto, con un fruscio, la buca delle lettere si apre e lascia entrare un malinconico volantino.


La casa da segno di apprezzare questo vuoto.


Si stiracchia dopo la notte, si schiarisce le tubature e fa schioccare le articolazioni. Questa creatura, dignitosa e matura, dalle vene di ferro e dai piedi di cemento che affondano nel terreno, ne ha passate tante: palloni lanciati contro il muro, porte sbattute con furia, tentativi di fare la verticale nel soggiorno, il peso e i sospiri degli elettrodomestici e i buchi aperti nelle sue viscere da impiantisti inesperti. Ha dato riparo alla nostra famiglia di cinque persone, un tempo. Ora ospita una colonia di formiche, a volte covate di uccelli nella gronda, ed un unico abitante umano, me! Presta anche la spalla ad un mandarino che si appoggia su un pilastro abbandonandosi al corteggiamento peripatetico di uno sciame di api.





Col tempo la casa si è trasformata in una testimone bene informata. Ha partecipato a seduzioni, litigi, gioie, ci ha visto bambini fare i compiti, è stata sorpresa da conversazioni sussurrate in cucina o al telefono. Ha conosciuto sere invernali in cui le finestre erano fredde come buste di piselli surgelati e crepuscoli di mezza estate in cui i mattoni trattenevano il calore come pane appena sfornato. La mia casa è rifugio fisico, ha vegliato sull'identità dei suoi propietari. Quando torno da un viaggio e, mi guardo intorno mi ricorda chi sono. Malgrado questa casa non sia stata in grado di offrire soluzioni a ciò che ha afflitto i suoi abitanti, le sue stanze testimoniano felicità.