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mercoledì 12 novembre 2008

quattro passi in centro

ma di cosa stavamo parlando?
















non ricordo! Forse ognuno era chiuso dentro di se guardandosi intorno ed assaporando la luce ed i colori di questa splendida domenica di un tiepido autunno ....

è ora di tornare verso casa.

lunedì 3 novembre 2008

domenica esterno giorno


Schiodarmi dal letto la domenica mattina è molto difficile. Però, quando metto il naso fuori del portone di casa di A. sono contento di essere per strada, è una bella giornata nonostante siamo in autunno inoltrato. Non mi piace vivere in città, ma non posso fare a meno di apprezzare che scendo le scale e superata la soglia del portone mi trovo in pieno centro con tante possibilità a portata di mano.

Si scende verso Salvator Rosa, si risale un pezzo verso Piazza Mazzini e si ridiscende verso Tarsia percorrendo la salita Pontecorvo.

Non è la prima volta che A., nonostante sia nato ad un migliaio di chilometri da qui, mi fa scoprire zone della città in cui non ho mai messo piede, percorrendo una serie di vicoli e traverse che partono dalla salita, su cui eravamo pochi minuti prima, ci troviamo in un ambiente che non avrei mai immaginato. Un contesto scorticato e decadente, certo, ma curiosamente formato da un’edilizia di piccole dimensioni case basse lungo vicoletti dignitosi, con fiori, senza motorini e senza l'aggressività che si respira e subisce in altre parti di questa porzione del centro città. Un atmosfera che può ricordare (con non poca immaginazione) un borgo marinaro della costiera, comunque sia faccio fatica ad immaginare che siamo alle spalle di Piazza Dante.

Dopo un po arriviamo su di una terrazza che si affaccia verso l'aerea dei decumani e sullo sfondo il Vesuvio. Alle mie spalle un edificio che non conoscevo: una vecchia centrale elettrica in pieno centro città, trasformata in museo.
Quando cammino per le strade di Napoli mi diverto ad immaginare analogie con altre città, ci sono posti che mi ricordano Roma o Firenze come ad esempio alcuni scorci del centro antico, strade monumentali e piccoli boulevard di atmosfera parigina, strade collinari panoramiche ed alberate e ville a mare per ricchi, ma, svolto l'angolo e sono a Tunisi, un angolo ancora e sono in una bidonville, faccio altri due passi ed al mio fianco ci sono palazzi che hanno ospitato ambasciate o nunziature apostoliche, tutto questo mi ricorda che questa città decadente è stata una capitale e forse l'unica città italiana (nonostante e/o grazie a buona parte dei suoi abitanti) ad essere metropoli da sempre, da migliaia di anni.
Oggi posso giocare ad immaginare di trovarmi a Berlino, nonostante dalle finestre vedo improbabili cupole ed improbabili monti a forma di Vesuvio.



















sabato 20 settembre 2008

.IN.CONTRO.LUCE.

Quel giorno non riuscivo proprio a pensare, tra una striscia d'ombra e l'altra, lame di luce, come laser, mi affettavano la mente ed i pensieri. Accarezzavo i muri come a volte fanno i gatti inarcando la schiena. Volevo un gelato. Mi muovevo studiando traiettorie irrazionali che evitassero la presenza del sole, guardavo il pavimento ed alzavo lo sguardo solo sporadicamente verso l'alto, verso le superfici taglienti azzurrine e riflettenti dei palazzi a vetro che mi incanalano verso la mia auto. Alla guida il sole mi costringeva a concentrare l'attenzione sulla strada. Guidavo alla cieca temendo, dopo ogni sferzata di luce, che annullava quello che mi era di fronte, di schiantarmi. Questa preoccupazione forse stupida, forse no, ha demolito tutta l'architettura sbilenca dei miei pensieri, fatti in realtà di un solo pensiero, sempre lo stesso, un simbolo oramai.