Quel giorno non riuscivo proprio a pensare, tra una striscia d'ombra e l'altra, lame di luce, come laser, mi affettavano la mente ed i pensieri. Accarezzavo i muri come a volte fanno i gatti inarcando la schiena. Volevo un gelato. Mi muovevo studiando traiettorie irrazionali che evitassero la presenza del sole, guardavo il pavimento ed alzavo lo sguardo solo sporadicamente verso l'alto, verso le superfici taglienti azzurrine e riflettenti dei palazzi a vetro che mi incanalano verso la mia auto. Alla guida il sole mi costringeva a concentrare l'attenzione sulla strada. Guidavo alla cieca temendo, dopo ogni sferzata di luce, che annullava quello che mi era di fronte, di schiantarmi. Questa preoccupazione forse stupida, forse no, ha demolito tutta l'architettura sbilenca dei miei pensieri, fatti in realtà di un solo pensiero, sempre lo stesso, un simbolo oramai.
sabato 20 settembre 2008
giovedì 3 luglio 2008
mercoledì 18 giugno 2008
oggi sento il rumore del mare
Oggi, dalla mia sedia, guardo spesso verso la finestra che è alla mia destra. Di solito vedo la punta Carena dell'isola di Capri sul versante ovest dell'isola, ed ascolto i rumori del cantiere e le voci forti degli operai.
Oggi è una giornata astratta.
Oggi c'è una coltre pesante di foschia, il mare si gonfia a ritmo regolare in onde grosse ma lente che schiumano poco sotto il costone di tufo.
Oggi non sento il rumore di martelli seghe elettriche c'è silenzio nelle attività di cantiere, sento un rumore strano che non ho mai avvertito prima, come di carta appollottolata.
Oggi sento il rumore del mare.
mercoledì 28 maggio 2008
don’t kill this thing we got called love
lunedì 10 marzo 2008
FOR SAFETY REASON

Il vaccino è una immissione preventiva di un male.
Il paradosso è che per sfuggire alla morte, la vita è costretta ad incorporarla.
Dalle nostre parti basta mangiare frutta e verdura, bere acqua o latte, vivere in una zona piuttosto che un'altra, per incorporare preventivamente un poco di morte. Una mela al fango di Marghera, una fragola all'amianto, una insalata alla cenere di alluminio, una mozzarella alla diossina.
Gli sforzi per tenerla fuori possono essere inconcludenti.


ne sanno qualcosa le pecore di Acerra
mercoledì 20 febbraio 2008
safe in these arms

Ognuno sta dal suo lato. Guardo il confine contenuto tra il polsino della sua camicia ed il cinturino dell'orologio, seguo la direzione dei peli che da quel punto continuano, diradandosi, verso il dorso della mano. Le nocche delle dita si appoggiano alla guancia rasata reggendo la cornetta del telefono, dissocio il suono delle parole dai movimenti delle labbra e mi risveglio al suono di una risata. La sua mano è forte, lo ricordo ancora, ha una stretta dolorosa anche quando gioca. In passato sono stato spettatore silente di tante telefonate. Oggi sto seduto alla sua scrivania e non se ne preoccupa, pochi giorni fa ho parlato con sua moglie e non se ne preoccupa.
[...]
Here in these arms Our history began
[...]
Era un sera primaverile, nella sua macchina, mi teneva abbracciato cingendomi da dietro dalle spalle fino al torace, per la prima volta la sua mano si infilo tra la pelle della cintura e la pelle della mia pancia
[...]
Before there was you There was thirst in my heart
[...]
Quando accarezzai le sue gambe, partendo dal polpaccio, ero cosciente che erano le sue e non quelle di chiunque altro
[...]
Safe in these arms,That's where I want to be Safe from the harm, in these arms That's where I want to be
[...]
...Chissà se conosce questa canzone...
Siamo su due lati paralleli della scrivania, lati che non prevedono punti di tangenza, obbligati dalle leggi della geometria a non potersi incontrare.
mercoledì 6 febbraio 2008
to build a home

Stamattina risuonavano la mia voce ed i miei rumori. Sono il suo unico abitante, ma da quando poche ore fa sono uscito, borsa a tracolla, la casa è rimasta sola a godersi il mattino. Il sole si è levato sopra gli edifici vicino e ora filtra attraverso le finestre, dipingendo le pareti interne di un giallo cremoso. Al ritmo di un valzer silenzioso, i granelli di polvere danzano nei raggi di luce.
Nelle stanze, proveniente da qualche isolato di distanza, si percepisce il mormorio del traffico in accellerazione.

La casa da segno di apprezzare questo vuoto.
Si stiracchia dopo la notte, si schiarisce le tubature e fa schioccare le articolazioni. Questa creatura, dignitosa e matura, dalle vene di ferro e dai piedi di cemento che affondano nel terreno, ne ha passate tante: palloni lanciati contro il muro, porte sbattute con furia, tentativi di fare la verticale nel soggiorno, il peso e i sospiri degli elettrodomestici e i buchi aperti nelle sue viscere da impiantisti inesperti. Ha dato riparo alla nostra famiglia di cinque persone, un tempo. Ora ospita una colonia di formiche, a volte covate di uccelli nella gronda, ed un unico abitante umano, me! Presta anche la spalla ad un mandarino che si appoggia su un pilastro abbandonandosi al corteggiamento peripatetico di uno sciame di api.

Col tempo la casa si è trasformata in una testimone bene informata. Ha partecipato a seduzioni, litigi, gioie, ci ha visto bambini fare i compiti, è stata sorpresa da conversazioni sussurrate in cucina o al telefono. Ha conosciuto sere invernali in cui le finestre erano fredde come buste di piselli surgelati e crepuscoli di mezza estate in cui i mattoni trattenevano il calore come pane appena sfornato. La mia casa è rifugio fisico, ha vegliato sull'identità dei suoi propietari. Quando torno da un viaggio e, mi guardo intorno mi ricorda chi sono. Malgrado questa casa non sia stata in grado di offrire soluzioni a ciò che ha afflitto i suoi abitanti, le sue stanze testimoniano felicità.

mercoledì 16 gennaio 2008
martedì 4 dicembre 2007
venerdì 23 novembre 2007
demolition
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