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martedì 24 aprile 2007

memorie di


Ogni volta che qualcuno si allontana da me, provo una immediata nostalgia. A. sarà lontano per quasi tutta la settimana e questo mi da una sensazione spiacevole. Ogni allontanamento per me ha il sapore dell’abbandono anche con P. ricordo che era la stessa cosa. Ogni volta che qualcuno va via mi appare indispenasabile, lascia un vuoto nella mia esistenza. Forse solo ora comincio a capire che l’assenza dell’altro restringe l’attenzione su di me, e questo per me potrebbe essere un problema. Allora evoco l’assenza dell’altro.
Era una sera di dicembre quando conobbi A. me lo piazzo davanti la mia mammina adottiva. All’epoca costiutivamo il club dei cuori infranti, eravamo in tre, primo nucleo di amicizie acerbe: io, la mammina e seb. Quella sera mammina introdusse un nuovo arrivo. Aveva uno strano accento, settentrionale, appariva a disagio e afflitto da sindrome del brutto anatroccolo. Mi senti subito affine a questa persona. Era misterioso parlava bene e diceva timidamente cose sensate. Una rarità in quel contesto. La mia mammina (ubriaca) e seb., astemio, erano al solito in pista. Io mi senti in dovere di essere ospitale nei confronti di questo nuovo arrivato, dargli attenzioni, e farlo sentire più felice di essere in quel momento lì e con noi. Poi ricordo che l’accompagnai a casa, anche se era dalla parte opposta della città. Ci scambiammo in numeri di telefono, non ricordo ne come ne perché. Ci risentimmo andai a casa sua , capii quello che desiderava che io facessi e lo feci. Mi ritrovai in una nuova storia senza averlo completamente deciso. Ero in balia del solito G. dovevo dimenticarlo, avevo perso altre persone per colpa sua , mi sembrava un delitto non provare con A. Sono trascorsi cinque anni …. quasi…
A. vive qui a quasi 1000 chilometri dalla sua città natale.
Forse è rimasto qui per me, ma non ne sono certo. Ha sperimentato la vita del vicolo, con l’entusiasmo di chi vede il pittoresco di questa città, e sorride, divertito, per il David di Michelangelo, sull’uscio di un basso nel quartiere della Veterinaria, sorride per le radio a tutto volume, per le famiglie che girano in quattro sui motorini e per tutto il repertorio che questa città riesce a tirare fuori se vivi in certi quartieri. Mi chiamava, dal Vico dei Venti, per farmi ascoltare e tradurre il turpiloquio del vicolo, dove, mamme affettuose auspicavano l’intervento della madonna per ridurre i figli in un mucchietto di cenere. Poi tutto questo stanca. Si cambia casa e si va in collina. Altro mondo, questa città è divisa in caste, qui impari a distinguere i “paria” non vederli e non toccarli. Giri l’angolo di chiaja e ti cambia la visione del mondo, cambiano i rapporti tra altezza e larghezza delle persone, le scie dei profumi sono da almeno 100 euro a flacone, forse come in tutte le città del terzomondo, credo. Poi anche questo stanca. perché la gente in via manzoni è come ad Oslo. Quindi si torna in centro, forse rimpiangendo la corte di Udine. Come faccia a sopravvivere in questo posto, non l’ho ancora capito. Ricordo una volta nei pressi delle campane di un isola ecologica tutto era disseminato alla rinfusa fuori dai contenitori, lui, diligentemente, buttava ogni cosa nel contenitore giusto, apparentemente idifferente al fatto di incespicare con i piedi in un mare di rifiuti, percepii tanta rabbia in lui, intuii il suo desiderio gli dissi: "ok vuoi che raccogliamo tutto?" Gli si illuminarono gli occhi ma poi disse: "vabbe andiamo via subito da qui".
Ogni tanto andiamo in posti meravigliosi come Ravello o Positano, mi dice: "è mai possibile che voi da queste parti non riuscite ad avere una via di mezzo tra questo e quell’altro? "
A. ha molta rabbia dentro.
Se deve staccare una cosa del muro, e questa cosa fa resistenza ,sradica tutto
A. ha un modo preciso per fare ogni cosa.
Mentre mi osservava stirare una camicia, ha resistito 30 secondi prima di alzarsi di slancio e, con l’impeto della migliore “Bree Van de Camp”, mi mostra come si fa! …. Qual’è l’unico e migliore modo possibile per stirare una camicia. Succede quindi che io, alla fine, non riesco ad usare il ferro da stiro se c’è A..
A. prepara dei piatti perfetti ( Bree Vam de Camp docet).
Non so se mette amore in quello che fa, ma sicuramente, tutto deve essere fatto nel miglior modo possibile. Succede quindi che non riesco più a cucinare se c’è A. e se devo preparare una cena sorpresa, organizzata per il suo compleanno con gli amici , aspetto che arrivi lui e cucini.

A non mi chiede mai niente.
Che cosa desidera A. non riesco a capirlo o meglio lo intuisco ma lui fa di tutto per non farmi capire i suoi bisogni.

A. è un tipo 1.

4 commenti:

Fabrizio ha detto...

le Ali sono solo dei tipi appartenenti al triangolo centrale...
A. è 1. Punto.

xerxes ha detto...

ok vero... però immagino una lancetta in un range più o meno vicina ai tipi confinanti

Anonimo ha detto...

A. è un essere speciale, TI SOPPORTA!

xerxes ha detto...

:-)